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sabato, 21 dicembre 2024
News e comunicati stampa


Trento 11 agosto 2005

DALLE VALUTAZIONI DEL MILLENNIO, INDICAZIONI PER IL NOSTRO FUTURO
di Roberto Bombarda, consigliere provinciale dei Verdi e Democratici per l’Ulivo


La vita dell’uomo sulla Terra dipende dalla quantità e dalla qualità delle risorse naturali e dai servizi che l’ecosistema rende al benessere dell’umanità. Per valutare le conseguenze dei cambiamenti degli ecosistemi e le basi scientifiche per le azioni necessarie a migliorarne la conservazione e lo sviluppo sostenibile il segretario generale delle Nazioni Unite, Kofi Annan, ha lanciato nel 2000 un grande progetto che ha coinvolto oltre 1300 esperti di tutto il mondo. Ne è scaturito un rapporto, dal titolo “Millennium Ecosystem Assessment” (Valutazione dell’ecosistema del millennio) che è in corso di pubblicazione a livello internazionale.

Dallo studio emergono tre messaggi importanti:

1  bsp;  a tutela della natura non sarà considerata una priorità finché i suoi servizi saranno percepiti come gratuiti e illimitati. Politiche efficaci saranno quelle che richiederanno la contabilizzazione dei costi naturali in tutte le decisioni economiche;
2. le c  bsp;  nità locali sono più propense a conservare le risorse naturali se hanno influenza nel potere decisionale e se possono trarre dei benefici;
3. i patr  bsp;  ni naturali riceveranno una maggiore protezione se la loro importanza verrà riconosciuta dai centri del potere decisionale dei governi e delle imprese.

Questo nuovo rapporto conferma che l’uomo sta vivendo al di sopra delle capacità dell’ecosistema di sostenere la sua pressione. Ciò comporta enormi squilibri di tipo ambientale, ma anche socio-economico.

“Le politiche future – ci dice il rapporto - devono mirare  lla soddisfazione dei bisogni umani esigendo un costo notevolmente minore per i sistemi naturali che sono alla base di questo soddisfacimento”. Possiamo in qualche modo tener conto anche nella nostra regione di queste indicazioni ed operare per migliorare il nostro rapporto con l’ambiente?

Credo che i tempi siano maturi perché anche il Trentino, la Provincia ed i maggiori Comuni, affianchino al sistema tradizionale dei conti economici un vero e proprio bilancio ambientale. Inteso come sistema di informazioni satellite rispetto al bilancio tradizionale, in grado di fornire ad un tempo la valutazione economica degli investimenti e delle spese in materia ambientale, nonché parametri tecnico-scientifici con i rispettivi target di miglioramento. Un sistema di contabilità ambientale si affianca ed integra politiche di gestione ambientale mirate all’ottenimento di certificazioni di sistema gestionale, secondo processi di miglioramento continuo. Il Trentino potrebbe valorizzare a pieno la propria Autonomia fissando nei programmi e nell  legislazione chiari obiettivi di eco-efficienza, intesa come capacità del sistema locale di produrre beni ed offrire servizi a minore contenuto di energia e materie prime. Lo stesso sistema locale delle imprese potrebbe trarre rilevanti vantaggi, nel medio-lungo termine, da processi di produzione che impiegando minori risorse fossero capaci di realizzare beni più durevoli, ricicabili ed efficienti lungo tutto il loro ciclo di vita. Il pensiero tradizionale ritiene che gli investimenti pubblici ed aziendali nei settori dell’ecologia rallentino la competitività nel contesto internazionale ed allontanino le imprese dal mercato. In realtà, posto che l’attuale sistema basato su un uso assolutamente inefficiente di energia e materie prime è destinato a finire fuori mercato nel giro di pochi decenni, sarebbe lungimirante agevolare ed incentivare tutte le iniziative volte a migliorare processi e prodotti secondo principi e criteri più ecologici. Per un’economia ed una società più “leggera”. Che sarebbe senz’altro auspicabile qui, con ricadute positive anche per il resto del mondo secondo lo slogan di Rio “pensare globalmente ed agire localmente”.

E’ evidentemente necessario un salto di qualità anche nella programmazione di interventi ad alto impatto ambientale. Solo assumendo in pieno i costi ambientali delle operazioni si può essere in grado di valutare compiutamente la necessità/opportunità di determinate scelte. Senza voler sollevare ulteriori quanto inutili polemiche mi preme evidenziare che rispetto a progetti ad alta intensità di capitale ed energia ed a pesante impatto ambientale come l’inceneritore, come la Pinzolo-Campiglio, come la Valdastico la politica tenda, purtroppo, a fornire la soluzione prima ancora di aver accertato tutte variabili in campo.

“L’equilibrio naturale che lasciamo in eredità alle generazioni future dipende dalle scelte che sono compiute ad ogni livello ed in ogni angolo del pianeta”, ci dice dunque il Millennium Ecosystem Assessment, “ed è in potere del consesso umano alleviare la pressione a cui sottoponiamo i servizi naturali del pianeta, pur continuando ad utilizzarli per fornire una migliore qualità della vita a tutti”.

Sembrano ovvie considerazioni. Eppure non si comprende come non si possano mettere conseguentemente in campo soluzioni adeguate. Ad esempio: posto che fra vent’anni il petrolio varrà oltre cento dollari al barile e che fra cinquant’anni non vi saranno più nemmeno i barili, credo che dovrebbe essere chiaro ad ognuno indirizzare i propri interessi verso le fonti rinnovabili ed in particolare verso l’unica fonte di energia inesauribile, cioè il sole. Ogni edificio di nuova costruzione dovrebbe essere realizzato secondo criteri di edilizia passiva o addirittura di edilizia attiva, sfruttando proprio l’energia solare (che potrebbe anche essere messa in rete) sia per riscaldare, sia per rinfrescare i nostri ambienti. All’estero questi esempi sono già realtà, che cosa aspetta il Trentino? Noi non abbiamo bisogno di esempi, piuttosto di buone pratiche quotidianamente messe in atto dal pubblico – chiamato a dare il buon esempio – dalle imprese e dai privati cittadini. Le leve della eco-tassazione e della eco-agevolazione dovrebbero incentivare quella che Alex Langer chiamava “conversione ecologica”.

Personalmente ho l’impressione che il Trentino abbia perso l’orgoglio di vivere in un territorio meraviglioso, che sui caratteri del proprio ambiente potrebbe porre le basi della vita dei propri cittadini per i prossimi secoli. “Ormai siamo tutti ambientalisti”, ci tocca sentire a più riprese. Purtroppo, non c’è nulla di più falso, quand’anche si possa concedere ai dichiaranti il beneficio della buona fede. Serve invece maggiore coraggio unito alla determinazione frutto della consapevolezza che il territorio è un bene limitato ed esauribile, che il nostro pianeta è una straordinaria “casa comune”, generosa sì ma non in modo illimitato, che attende maggiore rispetto, equità e giustizia. Finché varrà la sistematica rapina di risorse non ci potrà essere pace e sviluppo capace di soddisfare i bisogni dell’intera umanità.

Nonostante il Trentino sia coperto per oltre metà della sua superficie da foreste, nonostante l’energia da noi impiegata derivi in parte rilevante da fonti rinnovabili (idroelettrico e biomasse), l’impronta ecologica dei trentini è comunque superiore alla media mondiale. Questo significa che ogni trentino, compresi neonati ed ottuagenari, consuma risorse ed energie in misura superiore alla capacità del territorio locale di ri-generarsi ovvero di assorbire residui. Il Trentino ha dunque un debito ecologico verso il resto del mondo e gli impegni assunti anche per rispettare il protocollo di Kyoto sono uno sforzo insufficiente rispetto alle potenzialità ed alla ricchezza del nostro territorio.

Come possiamo dunque migliorare? Da un lato riducendo l’impronta ecologica di ciascuno di noi, con comportamenti più virtuosi (ad iniziare dalla pubblica amministrazione), consumi più consapevoli, acquisti più intelligenti, buone pratiche quotidiane che puntino a conservare quanto più possibile le risorse energetiche e naturali. Gestendo al meglio la propria rete di aree protette e ponendo le stesse al centro del modello di sviluppo dei prossimi decenni. Dall’altro lato, il Trentino potrebbe acquisire per alcuni decenni i diritti di gestione su una regione che ospiti foresta pluviale: qui si concentra la percentuale maggiore di biodiversità, la principale ricchezza del nostro pianeta, ma le condizioni delle popolazioni locali ed il perverso sistema economico globale spesso portano alla distruzione in pochi anni di questo immenso patrimonio solo per ricavare redditi di sussistenza.

“Il futuro è nelle nostre mani”, ci dice in conclusione la Valutazione del Millennio. Noi sappiamo che tra tutti i futuri possibili vi è uno scenario nel quale possiamo rispettare di più la Terra ed i suoi abitanti, attraverso investimenti in tecnologie pulite, politiche attive di conservazione, formazione e misure per ridurre il divario fra ricchi e poveri. Pensare e progettare il futuro significa anche tentare di dare rappresentanza e diritti a chi vivrà in futuro, alle prossime generazioni: lo stakeholder silenzioso, quello che pur avendo più diritti di tutti non è però in grado di esercitarli.

E’ dunque ora di agire, con più convinzione e maggiore coerenza.