PADOVA: ORTO BOTANICO, CULTURA, FEDE E SPRITZ!
- Roberto
- 17 dicembre
- Explore the paradise
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La città di Padova è una delle molte realtà urbane italiane ricchissime di storia e cultura. E’ la città di Sant’Antonio, della Cappella degli Scrovegni dipinta da Giotto e del Palazzo della Ragione, della cattedra universitaria di Galileo Galilei, di Prato della Valle e del Caffè Pedrocchi, eccetera. In più, Padova racchiude un luogo che è da quasi vent’anni anche “Patrimonio dell’Umanità”: l’Orto botanico, primo esempio al mondo di questo genere di creazione. Nel corso dei secoli, l’Orto di Padova si è situato al centro di una fitta rete di relazioni internazionali, esercitando una profonda influenza nell’ambiente della ricerca e svolgendo un ruolo preminente nello scambio di idee, di conoscenze, di piante e di materiale scientifico. Sulla base di queste considerazioni, nel 1997 esso è stato iscritto nella Lista del Patrimonio Mondiale come bene culturale. Testimonia infatti uno scambio di influenze considerevoli nell’area culturale delle scienze botaniche (criterio ii della Linee Guida Operative della Convenzione del Patrimonio Mondiale) e costituisce una testimonianza eccezionale di una tradizione culturale (criterio iii). La motivazione in base alla quale è stata presa la decisione del Comitato del Patrimonio dell’Umanità (World Heritage Committee) per l’inserimento dell’Orto Botanico di Padova nella Lista è stata la seguente:
“L’Orto Botanico di Padova è all’origine di tutti gli orti botanici del mondo e rappresenta la culla della scienza, degli scambi scientifici e della comprensione delle relazioni tra la natura e la cultura. Ha largamente contribuito al progresso di numerose discipline scientifiche moderne, in particolare la botanica, la medicina, la chimica, l’ecologia e la farmacia”.
Come riporta il sito dell’Università, “non esistono documenti che attestino la paternità del progetto dell’Horto medicinale. La forma trapezoidale del terreno a disposizione, che precedentemente apparteneva al vicino monastero di Santa Giustina, condizionò la pianta dell’Orto; allo stesso tempo su di essa influirono anche le concezioni scientifiche e filosofiche del tempo, dando luogo a una rappresentazione densa di significati geografici, astrologici e forse persino esoterici. Fu creata una struttura circolare con un quadrato inscritto, a sua volta suddiviso in quattro quadrati più piccoli da due viali perpendicolari. Pochi anni dopo la fondazione, nel 1552, fu costruito un muro circolare di recinzione, per impedire i continui furti notturni delle preziose piante medicinali”. A fianco dell’Orto storico è sorto negli ultimi tempi ad opera dell’Università di Padova il “giardino della biodiversità”. “Le sue serre sono una grande vetrina: un’ideale sezione del globo che dall’equatore digrada verso i poli. Dalle condizioni più favorevoli per la vita, con abbondante umidità e temperature elevate che permettono la crescita della foresta pluviale, fino alle condizioni più estreme, dove il freddo e la scarsa umidità rendono la vita quasi impossibile. Il progetto ha mantenuto il vuoto urbano degli orti benedettini preesistenti agli interventi degli anni Cinquanta del secolo scorso, mentre il rapporto con l’orto antico non è semplice riproposizione delle sue forme. È dato invece dalla lettura delle regole compositive che determinano l’impostazione della parte cinquecentesca. L’edificio è progettato e realizzato per ridurre il più possibile l’impatto ambientale; è una teca di vetro lunga 100 metri e alta 18 nella quale forma, articolazione degli spazi e impianti sono stati ottimizzati per sfruttare al massimo l’apporto dell’energia naturale e gratuita proveniente dal sole. L’edificio ha un ruolo attivo nel trasformare l’ambiente interno e quello circostante, grazie a soluzioni progettuali e tecnologiche. Le superfici opache interne ed esterne sono rivestite con un composto fotocatalitico che sfrutta i raggi ultravioletti per dar luogo a una reazione chimica. Il suo effetto è un abbattimento considerevole dell’inquinamento atmosferico: le stime parlano di 150 metri cubi/metro quadro ripuliti dagli agenti inquinanti ogni giorno. Una nuova tecnica di crescita delle piante arbustive è stata impiegata sulle coperture non trasparenti delle strutture. Trasformare queste aree in zone di crescita del verde ha una positiva ricaduta sull’ambiente: dalla riduzione dei consumi energetici dell’edificio, alla produzione di ossigeno, fino all’abbattimento dei valori di anidride carbonica e polveri sottili. Un sistema computerizzato mette in relazione i dati forniti dalle piante con i parametri di vita ottimali per ciascuna fascia climatica.
La copertura della serre è composta di cuscini di Etilene TetrafluoroEtilene (ETFE), un materiale plastico resistente alla corrosione, più leggero e trasparente del vetro ai raggi ultravioletti, vitali per le piante. La loro forma permette di accogliere il calore del sole, creando un cuscinetto d’aria che riduce le dispersioni per irraggiamento nelle fasi notturne. L’effetto visivo di un unico piano di vetro lungo 100 metri è stato ottenuto con la messa a punto di nuovo sistema di fissaggio delle lastre, senza profili esterni e in grado di sopportare carichi di vento oltre i 400 chilogrammi/metro quadro” (fonte: www.ortobotanicopd.it).
Orto botanico e Giardino della biodiversità si trovano a breve distanza dalla celebre Basilica dedicata a Sant’Antonio, edificio che è in gran parte l’esito a cui si è giunti attraverso tre ricostruzioni, che si sono succedute nell’arco di una settantina d’anni: 1238-1310. Ai tempi di sant’Antonio – ricorda il sito ufficiale della basilica – qui sorgeva la chiesetta di Santa Maria Mater Domini, poi inglobata nella Basilica quale Cappella della Madonna Mora. Accanto ad essa, nel 1229, era sorto il convento dei frati fondato probabilmente dallo stesso sant’Antonio. Il primo nucleo della Basilica, una chiesa francescana a una sola navata con abside corta, fu iniziato nel 1238; vennero poi aggiunte le due navate laterali e alla fine si trasformò il tutto nella stupenda costruzione odierna
Una camminata attraverso l’antica Padova ci porta anche verso la cattedra universitaria di Galileo Galilei e naturalmente alla Cappella degli Scrovegni, capolavoro della pittura del Trecento italiano ed europeo, considerato il ciclo più completo di affreschi realizzato da Giotto nella sua maturità. Colore e luce, poesia e pathos. L’uomo e Dio. Il senso della natura e della storia, il senso di umanità e di fede fusi assieme per narrare in un modo unico, irripetibile le storie della Madonna e di Cristo. Giotto termina gli affreschi della Cappella entro i primi mesi del 1306. In questa data “…la cappella presenta un’architettura molto semplice: un’aula rettangolare con volta a botte, un’elegante trifora gotica in facciata, alte e strette finestre sulla parete sud, un’abside poligonale poi sopraelevata per la cella campanaria”.
Alla fine della unga camminata, che parte dal grande parcheggio di Prato della Valle, un passaggio al Caffè Pedrocchi è d’obbigo. Così come la sosta in Piazza Erbe, davanti al Palazzo della Ragione, per il famoso “spritz”. Padova merita veramente di essere conosciuta a piedi!
• Tempi di percorrenza: una giornata intera
• Difficoltà: facile
• Stagioni: tutto l’anno
• Valutazione di B2W:
4 piedi
• Informazioni: www.ortobotanicopd.it www.basilicadelsanto.org www.cappelladegliscrovegni.it
www.turismopadova.it
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